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Diverse sfumature di cloud nelle comunità della ricerca

Pubblicato il 23 Marzo 2023

In tema di cloud, molti istituti si pongono la domanda se affidarsi completamente ai servizi su cloud pubbliche (gestite dai big player del mercato internazionale) o se contare sulle proprie forze con delle infrastrutture in cloud, magari ragionando in termini di federazione delle risorse come avviene con la Cloud GARR.

Questa diversità di posizioni è comune anche al di fuori dei confini italiani e, proprio in ambito della comunità della ricerca europea.

Recentemente la direttrice GARR Claudia Battista ha condiviso alcuni spunti di riflessione in merito, fornendo anche elementi utili agli utenti per decidere se e come eventualmente affidarsi alle cloud pubbliche.
“L’adozione di servizi applicativi e di information technology offerti sul cloud pubblico è una realtà piuttosto diffusa e una rete nazionale della ricerca come GARR non può che prenderne atto e cercare di supportare lle organizzazioni della propria comunità che scelgono questa opzione”. E aggiunge “gli effetti del passaggio di uno o più servizi del dominio della ricerca sul cloud pubblico possono avere un impatto immediato sulle prestazioni e sulla capacità di controllo di dati e applicazioni, ma anche effetti a medio-lungo termine sulla capacità tecnica ed economica di passare a soluzioni più adatte alle esigenze dell’utente e in ultima analisi costituire una limitazione alla libertà di farlo”.
Nel vademecum per aiutare gli utenti delle reti della ricerca a scegliere consapevolmente i servizi in cloud pubblica si ricorda di verificare, prima dell’acquisto:

  • la presenza di peering verso le reti della ricerca,
  • le condizioni per spostare i propri dati nel caso si voglia cambiare fornitore
  • e il livello di interoperabilità e accessibilità da parte di chi collabora con noi.

La posta in gioco è la sovranità digitale che implica, tra l’altro, la conoscenza del contesto e le competenze tecniche per poter scegliere opportunamente gli strumenti e le tecnologie per fare ricerca.

In ambito internazionale, la posizione della direttrice GARR è stata ripresa dal magazine GÉANT Connect che ha pubblicato sul suo blog anche una recente intervista a Claudio Pisa, del dipartimento di computing e storage distribuito (CSD) GARR, che fa luce sulle diverse tendenze in seno alla comunità delle reti della ricerca europee. Claudio è da poco entrato nello Special Interest Group on Cloud Interoperable Software Stacks​ (SIG-CISS) di GéANT, ossia il gruppo di rappresentanti della comunità della ricerca europea che offrono e gestiscono servizi in cloud con l’obiettivo di favorirne l’interoperabilità, anche in vista della realizzazione della European Open Science Cloud (EOSC).
Nell’intervista Claudio spiega come all’interno della comunità GÉANT coesistano due correnti, una che punta a lavorare congiuntamente per ottenere dei servizi su cloud pubbliche a prezzi vantaggiosi per la comunità, e l’altra che punta sulle risorse in-house e sulle community cloud.“Le due realtà non sono in antitesi, né si escludono a vicenda,” commenta Claudio “ma è importante comprendere e valorizzare l’apporto che le community cloud possono dare alla ricerca europea sia in termini di protezione dei dati e sovranità digitale sia in termini di scambio di conoscenza e capacità di sviluppo”.

L’intervista integrale a Claudio Pisa è disponibile qui.
Qui un documento che illustra la visione delle reti europee (NREN) che operano sulle comunity cloud.
Mentre l’articolo di Claudia Battista che illustra la visione sull’adozione delle cloud pubbliche è disponibile su GARR NEWS e su Connect.

Altri articoli correlati: https://www.garrnews.it/internazionale-27/998-next-generation-geant.